Questo
contributo è espressamente dedicato A Salvatore Pica e al nuovo spazio di
produzione e diffusione culturale, al nuovo territorio creativo, da lui messo in
piedi. "Picagallery", accanto a iniziative culturali di consolidato e
riconosciuto valore, si sta
praticamente specializzando nella proposta di opere prime, di artisti che
intraprendono il loro percorso proponendosi per la prima volta a un pubblico. Ciò
non deve sorprendere, Salvatore Pica fa questo mestiere da sempre. Sono più di
35 anni che lo conosco e ho visto innumerevoli volte la nascita di un artista,
di un uomo di cultura, di uno studioso, avvenire sotto gli auspici del vecchio
Pica.
Attenzione Salvatore Pica non può, in alcun modo, essere confuso con una
sorta di produttore per "dilettanti allo sbaraglio", tutt'altro, quella di Pica è stata per anni una officina
creativa di grandissimo valore, un'autentica fucina di talento, professionismo,
qualità. Non vorrei fare dei nomi, per non scontentare qualcuno, altrimenti
dovrei stendere un elenco infinito, ma andatevi a guardare chi sono gli artisti,
gli intellettuali, gli scienziati, che hanno tenuto la prima mostra, la prima
conferenza, il primo dibattito da Pica, andate a vedere quanti hanno visto la
loro prima pubblicazione, stampato il loro primo libro, grazie a Pica, che è
stato il loro primo attento lettore, bene vi troverete i migliori nomi della
cultura napoletana di questi anni. Insomma,
quanti sono i creativi, nella nostra ampia realtà geografica, che hanno avuto
in Pica un sostenitore, un osservatore attento, uno sponsor, un consigliere, o
semplicemente, cosa ancor più importante, un amico? Credetemi, sono veramente
tanti. Io ne so qualcosa.
In
questi lunghi anni di vivacità culturale e di stagnazione creativa, di impeto e
di noia, di entusiasmo e di indifferenza, di coinvolgimento e distacco, di
ribellione e riflusso, Salvatore Pica ha rappresentato, in un certo senso, un
punto fermo, un uomo, vorrei dire un'istituzione, in grado di conservare la
memoria, ma allo stesso tempo capace, come è necessario, di dimenticare.
Capace,
cioè, di serbare nella mente e nel cuore ciò che merita, ciò che possiede
ancora importanza e valore, ma anche di lasciar defluire nel giusto oblio ciò
che non ha più senso, o di cui si è rivelato, si è scoperto, il suo
significato distorto.
Pica
è stato capace di cambiare, di assecondare i sommovimenti del tempo, pur
mantenendo un filo immaginario e pratico di continuità. Se, a partire dagli
anni '60, parlare di new design a Napoli
significava parlare di Pica e poi del suo centro "Ellisse", negli anni
'80, col viatico dell'Accademia della
Catastrofe, di cui è un pilastro essenziale, diviene "uomo
della notte". Al suo nome si legano alcuni dei momenti più pazzamente
effervescenti del nuovo entertainement partenopeo.
La
sua naturale "comicità", sferzante e talvolta persino amara, si
manifesta in questi anni anche attraverso un giornalismo umoristico,
satireggiante, che legge, qualche volta impietosamente, ma sempre attraverso la
lente del gioco, usi e costumi di una certa Napoli, così come fa in alcuni
libri, divertenti e gustosi, non privi di una pungente ironia, che scrive
in questi anni.
Nell'ultima
fase Pica crea la nuova galleria di Via Vetriera, che diviene presto un punto di
riferimento per vari fermenti creativi nel campo non solo delle arti visive,
coinvolgendo vecchie glorie, consolidati maestri e giovani emergenti. Come si
vede, un percorso variegato, plurimo, quello di Salvatore Pica, ma nel quale
spicca un fattore di continuità, l'attenzione al nuovo, alle trasformazioni, ai
mutamenti, a quanto sopravviene e rinnova, quindi, naturalmente, ai giovani. La
valorizzazione dei giovani talenti, degli emergenti come si dice, è il
"business" più caratteristico di Pica, ho messo la parola tra
virgolette perché Salvatore con le sue avventure in campo culturale raramente
ci ha guadagnato, diciamo pure che perlopiù ci ha rimesso. Ma il gusto del
talent scout è un piacere al quale non sa, non vuole e non potrà mai
rinunciare, in questo senso non è difficile comprendere perché e come l'opera
prima sia il dispositivo essenziale,
l'oggetto fondamentale cui si rivolge da sempre il suo interesse e la sua
attenzione.
Un primo provvisorio bilancio di questi anni ci dice che Salvatore ha fatto proprio un buon lavoro. Siamo certi che continuerà ancora per tanto tempo, siamo assolutamente sicuri che il vecchio Pica non perderà il suo entusiasmo, la sua carica emotiva, e che il suo impegno culturale si manifesterà nella stessa direzione eccentrica, atipica, inusuale, creativa, fuori dalle strategie dell'opportunismo, delle logiche della convenienza, che non gli sono mai appartenute, immune dai facili conformismi, lontano dai rituali ossequiosi, ma sempre alla ricerca del nuovo, alla "scoperta" di qualcosa. Qualcosa che ci faccia di nuovo guardare, con stupore infantile, le cose del mondo. Grazie Pica, grazie amico mio, per le tue scoperte, per le tue sorprese. Siamo in tanti ad aspettarne ancora tante altre.
Luigi Caramiello